Direzione artistica
Direzione artistica
Dal 2019 la Direzione Artistica è affidata a Luca Ferretti, già coordinatore e programmatore del PerSo Film Festival sin dalla sua prima edizione, e a Giacomo Caldarelli e Ivan Frenguelli, fondatori e animatori del cinema PostModernissimo.
Presentazione del PerSo 2020
“L’edizione del Perso 2020 io non la volevo fare. Alla prima riunione dello staff del Festival, alla fine del confinamento, i cinema che avevano riaperto in Italia erano il 5% delle sale, non si aveva alcuna idea di cosa sarebbe successo con la pandemia nei mesi successivi, e, per non farci mancare niente, non avevamo alcuna certezza di quale budget avremmo potuto disporre. Mi era bastata quella riunione, però, per ricordarmi che non era un caso che il nostro festival fosse nato da una rassegna di cinema psichiatrico. La squadra del Perso era infatti un gruppo di pazzi: parlavano della prossima edizione come se fosse scontato che saremmo comunque riusciti a realizzarla, il problema non era SE, ma COME. Ma senza questa lucida follia, in effetti, nemmeno Colombo avrebbe scoperto l’America, Freud non avrebbe scritto tre tomi sulla Sessualità nel 1905, e io non insisterei a voler fare il regista alla mia età. Così, nonostante il mio malcelato disfattismo, non potei che unirmi al gruppo e mettermi al lavoro.
Poi c’è stato anche il Festival di Venezia a dare l’esempio, e tutte le incertezze sono crollate; come esclamava Gene Wilder nel film più noto di Mel Brooks: “SI – PUO’ – FARE!”
Ed eccoci qui, avevano ragione loro. Certo, una delle caratteristiche principali del Perso, quella di approfittare delle sue piccole dimensioni per farsi comunità, sarà messa a dura prova dalle circostanze anti-assembrative, il micro budget ha ridotto i premi e gli ospiti. Ma nonostante ciò molti sono i registi e i produttori che verranno a presentare i loro lavori di persona (e gli altri lo faranno telematicamente), siamo riusciti a mettere in piedi in tempi record un concorso di film inediti (internazionali ed italiani, quest’anno assieme) di tutto rispetto. E, come sempre, l’entusiasmo e la generosità di tutta la squadra di collaboratrici/tori del Perso (molti di loro volontari) e dei tre direttori artistici – Luca Ferretti, anche mente organizzativa, Giacomo Caldarelli e Ivan Frenguelli, eroici gestori del cinema Postmodernissimo – ha permesso piccoli e grandi miracoli.
Ne elenco i primi che mi vengono in mente: in sala i posti sono di meno, ma tutti i film del concorso vengono replicati il giorno dopo e alcuni di essi sono disponibili online nel sito del Festival; siamo riusciti a mantenere vivo il rapporto con i giovani cineasti con tre workshop a distanza tenuti da eccellenti professionisti; quest’anno l’evento psichiatrico sarà partecipato oltre che da addetti ai lavori anche da molti utenti e continua l’attenzione verso i podcast, con la proiezione audio di uno dei migliori documentari radiofonici prodotti da RADIOTRE nella stagione 2019/2020.
E poi c’è l’arte contemporanea: in collaborazione con la Indigo Art Gallery, quest’anno, nelle stesse strade che il pubblico percorrerà per raggiungere i diversi luoghi del Festival, la cartellonistica stradale ospiterà gli interventi di undici artisti. E non è un caso che tra questi ci sia anche Oskar Alegria, vincitore dell’edizione 2019 del Perso: il dialogo tra cinema e arte, sempre esistito, più recentemente si sta sviluppando anche nel cinema della realtà, e non solo con l’uso dell’animazione. Sin dal principio il PerSo ha ricercato e valorizzato film in cui il confine tra documentario, messa in scena ed arte contemporanea era difficilmente distinguibile (i “PerSo Award” Hale county this morning, this evening di RaMell Ross e Treblinka di Sergio Trafaut, The Challenge di Yuri Arcarani, Gulyabany di Gürcan Keltek, per citare alcuni dei più significativi), e nel programma di quest’anno Gli appunti di Anna Azzori, di Constanze Ruhm, appartiene allo stesso percorso sperimentale. E chissà che il prossimo anno non si riesca ad avere anche una sezione di Realtà Virtuale applicata a scopi sociali. Il nostro infatti è un piccolo Festival, ma sempre dotato di grande curiosità ed apertura verso tutti i linguaggi del cinema della realtà.
Non ho dubbi quindi che l’entusiasmo della squadra dei pazzi del Perso anche quest’anno porterà a Perugia, per cinque giorni, cinema, incontri e voglia di vivere, seppur distanziata, al pubblico che ha sempre partecipato numeroso alle precedenti edizioni.
Giovanni Piperno

Giovanni Piperno
Presidente
Documentarista di grande esperienza, tra i più accreditati e premiati nel panorama italiano del Cinema del Reale. Dopo aver studiato fotografia all’istituto Europeo di Design e con Leonard Freed (agenzia Magnum), ha collaborato come assistente operatore con Terry Gilliam, Martin Scorsese, Nanni Moretti, Giuseppe Rotunno, Dante Spinotti, Giuseppe Lanci, John Seale, Janusz Kaminski, Roger Deakins.
Tra i suoi numerosi lavori ricordiamo:
– L’esplosione, vincitore del Torino Film Festival 2003 e candidato ai David di Donatello 2004 come miglior film documentario;
– CIMAP! centoitalianimattiapechino, in concorso al Festival di Locarno 2008 e Premio Libero Bizzarri 2009;
– Le cose belle, co-diretto con Agostino Ferrente, vincitore di venticinque premi nazionali ed internazionali;
– Se avessi le parole e Quasi eroi, due cortometraggi realizzati con i ragazzi del Tor Sapienza Film Lab e presentati alla Festa del Cinema di Roma 2015. Quasi Eroi ha vinto il Nastro d’Argento come miglior corto nel 2016.
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“La chiamata di Stefano Rulli è stata per me un onore. L’incontro, poi, con lo staff del PerSo mi ha definitivamente convinto ad accettare la scommessa, con l’obiettivo di rendere il Festival uno dei punti di riferimento del cinema documentario”