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Regia: Alessandra Celesia
Paese:
Francia/Irlanda, 2011 (54’)
Regia:
Alessandra Celesia
Fotografia:
Ray Carling
Montaggio:
Adrien Faucheux
Musica:
Connor Clarke
Suono:
David Kilpatrick, Michael Mcknigh, Simon Kerr
Con:
John Clancy
Produttore:
Michel David
John Macilduff
Produzione:
Zeugma Films,
Dumbworld,
Vosges Télévisions Images Plus
Contatto:
Zeugma Films
7, Rue Ganneron, 75018, Parigi, Francia – Tel. +33 1 43870054 – distribution@zeugma-films.fr
Sito Web: www.zeugmafilms.fr

Sinossi:
Cartolina intima di Belfast, il documentario di Alessandra Celesia mostra idealmente la Capitale dell’Irlanda del Nord seguendo dappresso John Clancy, anziano ex libraio intorno al quale orbitano le vite di tre giovani: una cameriera che sogna di diventare cantante, un rapper e un giovane dislessico amante dell’opera e della cultura italiana. Sopra e sotto la loro fame di vita, i loro sogni e le loro aspirazioni, il passato tumultuoso della città affiora in maniera nitida.
“Il libraio di Belfast” è un film “piccolo”, fatto in casa, dove si respira l’aria di stanze vere, abitate e amate, veicoli di ricordi e affetti, in cui più generazioni si sono succedute e continueranno a succedersi: John cambia il materasso al proprio letto, lo stesso in cui sono morti i suoi famigliari e dove anche lui dice di voler esalare l’ultimo respiro. Con pudore e discrezione, Alessandra Celesia entra nella vita di una persona di altri tempi, un omino elegante, colto e singolare, che sa ascoltare e ha da raccontare. Magari il suo trascorso da alcolista, l’amore per la letteratura, il passato di una città ferita, la disposizione verso l’altro, perché «quello che dai ti ritorna sempre». Marco Chiani (My movies)

Festival e premi
53° Festival dei Popoli (Premio al Miglior Documentario e Premio del Pubblico), Premio del pubblico Escales documentaires, 2012 (La Rochelle) – Miglior film Festival de Film Éducatif, 2012 (Evreux) – Premio del pubblico Indie Lisboa 2013 (Lisbona), Tagliacozzo Film Festival, Agosto 2013 – Mostra Internacional de Films de Dones, 2013 (Barcellona) – Festival de Lasalle, 2013 (Cévennes) – Sguardi sul reale, 2013 (Terranuova Bracciolini, AR) – Le Voci dell’inchiesta, 2013 (Pordenone) – Indie Lisboa, 2013 (Lisbona) – Traces de Vie, Festival du Film Documentaire, 2012 (Clermont Ferrand) – Festival Ecran Total, 2012 (Grenoble) – Visions du Réel, 2012 (Nyon, Svizzera) – États généraux du documentaire, 2012 (Lussas, Francia) – Festival “ânûû-rû âboro”, 2012 (Nouvelle Calédonie) – Rencontres Internationales du Documentaire de Montréal, 2012 (Montreal, Canada)

Note di regia
«Ho filmato Belfast senza filmarla. Ho raccontato la città attraverso i suoi salotti accoglienti, le stanze degli adolescenti, i saloni dei parrucchieri, i locali notturni fuori moda. Partendo dal privato delle persone, dalle cose più semplici della loro vita quotidiana ho cercato di ricostruire la geografia di una città che ha vissuto la guerra». [Alessandra Celesia]

Biografia
Alessandra Celesia lavora a lungo nel teatro, come attrice e regista. Dalla Valle d’Aosta si trasferisce a Parigi dove frequenta le scuole di teatro di Philippe Gaulier e Jacques Lecoq. Fa parte di numerosi gruppi di prosa in Italia e in Francia ed è direttrice artistica della compagnia Sinequa-non e, ad Aosta, del Coldée de Théâtre. Nel 2012 dirige Le libraire de Belfast (Miglior Film e Premio del Pubblico al Festival dei Popoli). Nel 2014 realizza Mirage a l’Italienne (Menzione della Giuria al SalinaDocFest e al Milano Film Festival).

Recensioni
Raccontare una città come Belfast, dal passato violento e con un’umanità sensibile e piena di passione è come scrivere su carta cerata, tutto scivola altrove. Il poeta irlandese Ciaran Ciarson scrive: “L’ho masticato a lungo, questo odore, ma tentare di definirne l’aroma – lievito, sale, farina, acqua – è come scrivere sulla carta cerata in cui è avvolto: il pennino non fa che scivolare. O l’inchiostro non attacca”. Questo film ha invece il tocco della poesia: non descrive una mappa ma si sofferma sui corpi, ché la storia si accumula in cicatrici e in un’eccessiva magrezza; non indugia sulle ricostruzioni dei drammi passati ma dà spazio agli affetti e alle piccole aspirazioni che permettono di resistere nel proprio angolo di mondo. Alessandra Celesia realizza un’opera piena di gioia e di voglia di condivisione, un film che fa bene.

Non smette mai di sognare, John Clancy,
e non smette di nutrire i sogni degli altri con un racconto, una citazione, un vecchio tomo dai bordi laceri. Vive solo, ha perso i suoi due fratelli, dorme ancora nel letto dove morì sua madre. In una città che mastica parole molto distanti dalle sue (il rap, la lirica, il pop da X-Factor…), John tenta ogni giorno, con gentile ossessione, di ricostituire l’unica famiglia ancora possibile: consegnare a ogni simile il libro desiderato.
Non più per lavoro, ma per bisogno fisico. Per mettere un barlume d’ordine nell’indeterminatezza della vita. Ogni libro
è un figlio orfano e ogni cliente è un nuovo genitore. Due vite da rilegare nella stessa casa, sullo stesso scaffale. Perché una poesia è meno potente di una bomba, ma il suo suono arriva più lontano.

Dante Albanesi