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CONTROIDENTIFICAZIONE.
Il cinema di Massimo D’Anolfi e Martina Parenti

Conducono Sergio Sozzo e Aldo Spiniello

Durata: 90’

Noi lavoriamo contro il processo di identificazione, ci dissero una volta Massimo D’Anolfi e Martina Parenti. Rivedendo I Promessi Sposi, il film d’esordio dei due autori in programma qui al PerSo, è un’affermazione che risuona forte tra le nozioni snocciolate dal prete durante il corso pre-matrimoniale e i video “didattici” sull’educazione sessuale: il documentario racconta i percorsi obbligati da conquistare per sposarsi in chiesa o civilmente, e in questo secondo caso soprattutto la pila di scartoffie da riempire ai desk degli impiegati del Comune. I registi scelgono ovviamente le storie più assurde, riprese con camera fissa alle spalle della scrivania con lo stesso piglio wisemaniano che ritroveremo 13 anni dopo nella sezione “istituzionale” tra i telefoni della Farnesina del vertiginoso, ultimo Guerra e Pace. I Promessi Sposi non ha ancora il respiro degli impianti complessi del film del 2020 o di Spira Mirabilis, ma ne preannuncia la metodologia di raccolta per frammenti ripresi nell’istante stesso del loro svelarsi (il finale che rinuncia definitivamente al “filtro” dell’impiegata comunale, assente), un archivio in diretta che acquista senso mentre si compone: “dopo questo primo film abbiamo sempre detto che facciamo i film ‘sul niente’”, raccontano ancora D’Anolfi e Parenti. “Invece ora abbiamo capito che giriamo i film sulle debolezze. Il fatto che una cosa sia debole non significa che sia brutta o negativa, anzi è un punto su cui lavorare. È una struttura anticinematografica, noi non creiamo la figura dell’eroe, non ci crediamo.” In effetti, gli unici personaggi eroici della loro filmografia sono forse gli operai della Metro milanese che compiono lo scavo “impossibile” nel cortometraggio Blu, sorta di controcampo sotterraneo all’ascesa che, nell’Infinita fabbrica del Duomo, si fa invece fino alle alte guglie della madonnina. Se si tratta, come siamo convinti che sia, di opere profondamente filosofiche, porteranno con sé le strutture di un sistema, dato che “dalla filosofia ci si attende la totalità, o almeno qualcosa che le assomigli, allora la sola alternativa alla totalità negativa del frammento è il sistema, o almeno l’adozione di una forma, aperta e modulare quanto si vuole, ma una forma” (Maurizio Ferraris). E dunque, intorno a cosa si costituisce il “sistema D’Anolfi-Parenti”? È un segreto, perché proprio il segreto sembra essere uno degli elementi fondativi di questo cinema: le pratiche di ristrutturazione perenne del Duomo, la gloriosa metafisica multidimensionale di Spira Mirabilis, le stanze proibite di Guerra e Pace, il repertorio militare del potentissimo Materia Oscura… ogni mistero chiama a sé la necessità di un’indagine. Un invito che Massimo D’Anolfi e Martina Parenti lasciano sempre aperto, e che ad ogni loro film o occasione di incontrarli, non possiamo che tornare felicemente ad accogliere.