Scheda tecnica
Regia:Mario Blaconà
Fotografia:Mario Blaconà e Federico Frefel
Montaggio:Mario Blaconà e Federico Frefel
Operatori 16mm: Mario Blaconà, Mattia Biondi, Daniele Trani
Aiuto regia: Camilla Quaglini
Color correction: Federico Frefel
Sinossi
Una rappresentazione del cambiamento del male attraverso le sovrastrutture del potere.
Le mura dell’ex campo di concentramento di Trieste, la Risiera di San Sabba, conferiscono alle parole della conoscenza un senso di strascico fisico, grazie al profetico testo di Jean Baudrillard, “La trasparenza del male”, che tuttavia non viene accompagnato alle immagini, ma sceglie un percorso a loro autonomo, e allo stesso tempo parallelo.
Questo breve film, diviso tra pellicola e digitale, tra bianco e nero e colori, tra passato e presente, cerca di ricordare quanto sia fragile ed evanescente il concetto di verità, messo in scena qui come un sussurro, che tuttavia nel suo essere flebile cerca di resistere a qualsiasi tentazione retorica.
Note di regia
Durante il laboratorio di ripresa e sviluppo in 16 mm tenuto da Labbash Film a Trieste mi sono recato presso la Risiera di San Sabba, un luogo che avevo fino ad allora solo sentito nominare. La sensazione che ho provato una volta arrivato non è facile da descrivere, ma ha in qualche modo a che fare con il senso di conservazione del ruolo terrificante che quelle mura hanno ricoperto in passato, un ruolo che ha finito per sovrapporsi alla fisicità della loro materia. Una pietra non è più solo un pietra, ma un tassello da cui partire per costruire una macchina di oppressione e morte. Riflettendo nei due giorni successivi ho però realizzato che questa cristallizzazione del male che mi aveva investito così istintivamente, rischiava di essere fin troppo semplicistica. Ho pensato a quanto è complessa e ambigua la storia, a come una domanda possa avere dieci risposte diverse che si contraddicono l’una con l’altra, e ho concluso che qualsiasi cosa avrei fatto in quel poco tempo concessomi per realizzare questo film, doveva essere il più possibile lontana da un’idea retorica di rappresentazione del male.
Forse le persone che nella storia del cinema e della letteratura del Novecento sono riuscite meglio in questo intento sono state, quanto meno a parer mio, Jean Marie Straub, Daniel Hulliet e Jean Baudrillard. Questo cortometraggio arriva a loro come punto d’approdo, ed è un tentativo di discorso sul come poter continuare a parlare di male senza diventare ovvi e inutili.
P.s. Grazie a Camilla per aver mostrato se stessa in nuove avventure.