Film details
Original title:8 Mart 2020: Bir Günce
Direction:Fırat Yücel
Screenplay:Fırat Yücel, Aylin Kuryel
Editing:Fırat Yücel
Narration: Fırat Yücel, Aylin Kuryel, Begüm Özden Fırat, Pınar Öğünç
Synopsis
Siamo in Piazza Taksim a Istanbul a osservare ciò che è accaduto poco dopo l’ultima manifestazione di massa in città, svoltasi pochi giorni prima del lockdown dovuto alla pandemia del Covid. Due voci, una maschile e una femminile, riflettono su ciò che vedono sullo schermo: un bambino che gioca con un palloncino rosso, giovani ballerini di strada, persone che fanno foto, la prima esibizione di Marina Abramovic a Istanbul. Mano a mano le immagini cominciano ad assumere un nuovo significato: quello che stiamo vedendo sono le registrazioni di cosiddette “videocamere turistiche” che invece di essere a circuito chiuso sono disponibili per chiunque in rete, condivise dal comune di Istanbul e in funzione 24 ore su 24. E nello specifico queste immagini sono state registrate nel giorno della Festa della Donna, l’8 marzo del 2020. March 8, 2020: A Memoir è un documentario che si muove tra film-saggio e desktop documentary, un genere quest’ultimo – in cui si registra lo schermo del computer – che ha cominciato a essere molto frequente proprio durante il lockdown. E il film di Fırat Yücel è in tal senso uno degli esempi più significativi, perché mette in relazione la reclusione forzata con le rigidità politiche turche, riflettendo anche sulla “turisticizzazione” della città.
Director's notes
March 8, 2020: A Memoir racconta la storia della Marcia notturna femminista utilizzando le immagini catturate dalle cosiddette telecamere turistiche installate a Istanbul. È un film che parla di sorveglianza non in termini di diritti personali o di protezione dei dati privati, come si fa di solito, ma in termini di diritti collettivi. Lo Stato e le aziende non si limitano a sorvegliare i nostri dati privati, ma monitorano anche i movimenti delle masse, per evitare che le persone si riuniscano per protestare. Crediamo che questo film ribalti la logica dello Stato. Usiamo le immagini della sorveglianza per raccontare la nostra storia, la storia della Feminist Night March, trasformando così la sorveglianza in sousveillance: guardare dal basso, in questo caso dal monitor del nostro laptop. Il film suggerisce che utilizzando le strategie del documentario da tavolo possiamo scrivere la nostra storia dal basso, con un filmato che è presumibilmente di proprietà dello Stato. In realtà, è il filmato della nostra città. Appartiene alla gente, non agli individui ma alle masse, al pubblico.