Scheda tecnica
Regia:Saverio Mannocci
Fotografia:Saverio Mannocci
Montaggio:Saverio Mannocci
Suono:Saverio Mannocci
Musiche originali: Saverio Mannocci
Musiche non originali: Johannes Brahms, “Intermezzo in Si Minore n. 1 Op. 119”
Pianista: Delfina Gaia Manocchio
Special thanks: Mattia Mariuccini e e Matteo Fiorucci
Sinossi
Intermezzo: L’arte di Danilo Fiorucci è un documentario sul viaggio “in divenire” del fare arte.
Seguendo da vicino il lavoro di Danilo, artista perugino in perenne confronto con i concetti del tempo, della presenza, dell’assenza e del rapporto tra sé e altro, il film vuole mostrare la vicenda di un pittore in quel momento che separa la fine di un’opera dall’inizio di un’altra, cercando i segni del suo passaggio e della sua poetica tanto nella ristrettezza dei dettagli del suo studio quanto nell’ampiezza della sua terra natale.
Dal buio infinito dell’universo, alla manifestazione luminosa di un fenomeno, dal fuoco della rinascita che brucia ciò che è stato scartato a una tela bianca preparata per l’imprimitura, una pennellata di colore genera frammenti concreti di realtà.
È il viaggio di un viandante che percorre uno spazio in cui non è stato mai.
Note di regia
Intermezzo nasce come film di fine anno per un corso di filmmaking organizzato da Spazio MAI a Perugia.
I miei principi chiave in tutta la realizzazione del film sono stati prevalentemente due: rispettare il più possibile la realtà di ciò che andavo a filmare e connettere ogni elemento mostrato in un insieme unitario che potesse evocare l’armonia della coesistenza pacifica di particolare e universale e rispettare il punto di vista dell’artista.
Danilo lavora principalmente in silenzio, ascoltando il suono della natura di cui si circonda nel suo piccolo studio a Perugia, perciò mi è subito stato chiaro quanto fosse fondamentale prima di tutto riportare al meglio quella dimensione contemplativa, quell’atmosfera di pace e introspezione che ho potuto respirare nel tempo che ho trascorso con lui.
Oltre a questo ho dato ampio spazio a una narrazione del luogo dove nascono i suoi lavori, un atelier “organico” dove le opere si accatastano, le pennella-te ricoprono i muri e i ragni tessono le loro ragnatele sulle boccette esposte sugli scaffali. Un luogo dove si sente il rumore del vento e si osservano gli alberi dalla finestra perennemente aperta.
Una finestra di luce circondata dal nero, principio fondante da cui nasce tutta la materia, caro a Danilo e riconducibile ai suoi maestri, figli di una scuola artistica che va da Burri fino al Perugino.
Impossibile, infine, dimenticare l’Umbria, la regione “d’ombra”, che scorre nelle vene di Danilo e che permea tutto il suo lavoro.