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“Lo Spazio che Occupo” è un progetto artistico pubblico, sugli spazi di affissione del Comune di Perugia, che coinvolge undici artisti, fra pittori, scultori, performer e filmmaker, chiamati ad analizzare il tema dello spazio. Le immagini offrono prospettive e punti di vista sulle sue possibili declinazioni: lo spazio che gli artisti occupano nella società e quello che occupano come esseri umani.

Si arriva così a riflettere, più in profondità, sullo spazio dell’arte nella vita e nell’identità di ognuno di noi. Le opere sono il risultato di percorsi del tutto liberi e personali, accomunate soltanto dalla stessa destinazione: quella del manifesto. Svaniscono la pietra e la pellicola, la tela e il palcoscenico. Resta solo il messaggio, l’idea di cui l’immagine è la testimonianza. Una riflessione profonda o leggera, criptica o ironica. Scendendo per le strade, le immagini diventano una forma di documentazione, una prova concreta dell’esistenza dell’arte, capace di raggiungere e far parte della vita e della quotidianità di ciascuno di noi. 

La mostra è organizzata da Indigo Art Gallery & Café e da PerSo – Perugia Social Film Festival, in collaborazione con il Comune di Perugia.

DAL 7 AL 21 OTTOBRE NEGLI SPAZI DI AFFISSIONE PUBBLICA DEL COMUNE DI PERUGIA

Segui Indigo Art Gallery & Café

PRESENTAZIONE DEL CATALOGO DELLA MOSTRA

Sabato 10 Ottobre, ore 17.00 Domus Pauperum, Corso Garibaldi, 86
evento su prenotazione: info@indigoartgallery.org

LE OPERE

Oskar Alegria – El cielo de las cosas

Raíces en el aire; copa en la tierra. El gesto del artista consiste en eso: voltear 180 grados lo establecido, situar bocarriba el horizonte. Un niño comienza así su primera revolución, cuando deja bocarriba una tortuga y la ve patalear en el aire. Quizás ese sea su primera obra. Impedir el tránsito habitual de las cosas. Y observarlas por un tiempo. En la distancia. Da Vinci y Duchamp fueron ese niño. Como lo es también este árbol. Nuestro héroe de madera y cielo que un buen día decidió lanzarse al mar desde la tierra en los acantilados de la costa vasca de Ogella, cerca del bello pueblo de Ea para regalarnos esta estampa de una firme resistencia a los días de naufragio. El árbol que una noche de tormenta abandonó el monte para lanzarse firmemente a la utopía y sumergirse en un mar de sueños imposibles. Y ahí permanece solo, sin el amparo del bosque, en el refugio que le brinda la intemperie, con su soledad, su libertad, con el cielo caído a sus pies y el mar peinándole con suaves caricias cada noche la cabeza.

Radici nell’aria; chioma sulla terra. Il gesto dell’artista consiste in questo: ribaltare di 180 gradi quanto stabilito, collocare l’orizzonte all’insù, naufragare.  Un bambino inizia così la sua prima rivoluzione, quando capovolge una tartaruga e la vede scalciare in aria. Forse questa è la sua prima opera. Impedire l’andamento abituale delle cose. E osservarle per un pò. Da lontano. Da Vinci e Duchamp sono stati quel bambino ribelle. Come lo è anche questo albero. Il nostro eroe di legno che un bel giorno ha deciso di buttarsi nel mare dalle scogliere della costa basca di Ogella, vicino al bel paese di Ea. L’albero che in una notte di tempesta ha abbandonato la montagna per tuffarsi con decisione nell’utopia e immergersi in un mare di sogni impossibili. E lì rimane solo, senza il riparo del bosco, nel rifugio che le offrono le ore libere in solitudine, con il cielo caduto ai suoi piedi e il mare che ogni notte pettina con morbide carezze di schiuma la sua arruffata testa.

 

Tarik Berber – Gineceo

“Qualsiasi felicità è un capolavoro: il minimo errore la falsa,
la minima esitazione la incrina, la minima grossolanità la deturpa,
la minima insulsaggine la degrada.
Le Memorie di Adriano, Marguerite Yourcenar

Francesco Ciavaglioli – Klon/Valeriana Greca

Il vero giardiniere non è colui che coltiva fiori ma colui che coltiva il suolo. Karel Čapek

Giovanni de Gara – Stay

Fermati
Respira
Stay

Fabio Giorgi Alberti – Verso la suprema congiunzione con la possibilità

In maniera del tutto imprescindibile partecipano vari agenti operanti, nessuno (dico nessuno) dei quali inoperativo, in variabili seppure infinite quantità, e ognuno alla fine dei conti, al momento della narrazione, qualitativamente identico. Tutto ciò (ovviamente) avviene sul vuoto, sotto il vuoto, dentro il vuoto, intorno al vuoto, al di qua e al di là del vuoto. Anzi, vi dirò, sono gli agenti stessi che colmano il vuoto: lo riempiono, o anche lo cancellano. Le azioni vanno alternandosi. È naturale che un’azione non precluda un’altra azione. A dire la verità, tutto avviene simultaneamente e all’improvviso; benché tutto stesse già avvenendo. E per quanto ne so io, detto tra noi, non ci sarà modo di interromperle, queste azioni azionate dagli agenti. Qualcuno dirà agenti provocatori… ma questi agenti provocano qualcosa che in precedenza è stato già provocato da altri agenti qualificabili come agenti provocanti. (provocanti e procaci.) 

E nonostante ciò, ci sono stati dei ruoli precisi, e mi chiedo perché non debbano continuare ad essercene ancora. Precise responsabilità, ecco. O intenzioni; che al netto dei fatti risultano, purtroppo, essere solo dei movimenti, lenti o veloci che siano, ma movimenti.

Alice Gosti – Where is home, birds of passage

When I was 16 one of my best friends gave me the book L’Isola di Arturo by Elsa Morante as a gift. It changed my life. “Quelli come te, che hanno due sangui diversi nelle vene, non trovano mai riposo né contentezza; e mentre sono là, vorrebbero trovarsi qua, e appena tornati qua, subito hanno voglia di scappar via. Tu te ne andrai da un luogo all’altro, come se fuggissi di prigione, o corressi in cerca di qualcuno; ma in realtà inseguirai soltanto le sorti diverse che si mischiano nel tuo sangue, perché il tuo sangue è come un animale doppio, è come un cavallo grifone, come una sirena. E potrai anche trovare qualche compagnia di tuo gusto, fra tanta gente che s’incontra al mondo; però, molto spesso, te ne starai solo. Un sangue-misto di rado si trova contento in compagnia: c’è sempre qualcosa che gli fa ombra, ma in realtà è lui che si fa ombra da se stesso, come il ladro e il tesoro, che si fanno ombra uno con l’altro.” — Elsa Morante

Verso i 16 anni, la mia migliore amica mi regalò il libro Arturo’s Island di Elsa Morante. Questo regalo cambiò la mia vita. “Those like you, who have two different bloods in their veins, never find rest nor contentment; while they are there, they would like to be here, and as soon as they are back here, immediately they have the desire to run away. You will go from one place to another, as if you were escaping from a prison, or as if you were running in search of somebody. But in reality you are simply following the different destinies that are mixed in your blood, because your blood is like a double animal, it’s like a horse griffon, like a mermaid. You will even be able to find some company that you will like, among the many people that you will meet in the world; but, very often, you will be alone. A mixed-blood rarely feels content in company: there is always something that shadows you, but the truth is that you are shadowing yourself, like the thief and the treasure, that shadow each other.” — Elsa Morante

Jessica Ielpo – Trace

Come una mano
Dalla casa oscura
Uscì l’aroma
Intenso
Della legna custodita.
L’aroma era visibile
Come
Se l’albero
Fosse vivo.
Come se ancora palpitasse.
Visibile 
come una veste

 

Da Ode all’odore della legna, Pablo Neruda

Mattia Micheli – Encycloclimber 

s/t
or encycloclimber, 
L’usignolo di Spencer è vivo e vegeto Non è ancora morto di fame 
“Oh Alcofribas!!!! Oooooh!!! Ooooh Alcofribas!” 
Il suo canto ingollato dall’intera nazione di cardiologi
statisti
epidemiologi 
influencer
tritacarne per un giorno. 
Tonnellate di carta risucchiate da microscopici microchip prossimi all’estinzione. 
Ho conosciuto tutta la mia vita in una sola notte d’estate.

Riccardo Palladino – Intrepido

Alla mente che ha ispirato il mio cuore con arditezza d’immaginazione piacque dotarmi le spalle di ali… Così, mi alzo, intrepido a fendere con le mie ali l’immensità dello spazio. 

Est mens, quae vegeto inspiravit pectora sensu, quamque juvit volucres humeris ingignere plumas … Intrepidus spacium immensum sic findere pennis exorior. 

There is a mind, which has inspired our breast with lively perception, and which delights to implant swift wings on our shoulders… Thus, undaunted, I rise up to cleave vast space with my wings. 

De Immenso, Giordano Bruno 

Francesco Petrone – Souvenir da una croce

Allora io sono:

parte dell’adesso,
parte del noi,
in un inchino servile.

Parte del tempo,
forse già polvere
e parte della curiosità,
vostra e spietata.

Parte di parti,
e parti di me, scelte 
in simmetria.

Parte della nudità e del pudore,
e parte di coraggio 
e vigliaccheria.

Allora io sono:
merce e materia
intimo e vostro.

Mio senza valore,
del qui e del “mò”

Io sono,
la mia temporanea
crudeltà.

E allora io sono:

il mio sponsor,
la mia moneta
senza pudore.

Sono la parte
concessa,

al vostro passeggio.

Parte di parti,
e parti di me, scelte
con muta superbia.

Parte del tempo, 
di acqua e polvere,
pelle e cemento.

E allora io sono:
stanco in posa,
ad attendere stanchi applausi.

Il mio valore,
è ora, nel vostro sguardo

E allora io sono
Il souvenir 
ed il circo.

Giuseppe Sciortino – Le miroir est le vray cul du Diable

“…vivo con intensità soltanto le sensazioni minime, e relative a cose piccolissime. Credo che ciò avvenga a causa del mio amore per la futilità, oppure per la mia scrupolosa attenzione ai dettagli. O piuttosto (non saprei dirlo, non verifico mai questo tipo di cose) ciò dipende dal fatto che le cose minime, non avendo assolutamente nessuna importanza sociale o pratica, hanno, proprio per questa assenza, una totale indipendenza da entità contaminate dalla realtà. Per me le cose minime sanno di irrealtà. L’inutile è bello perché è meno reale dell’utile, che continua e si prolunga; mentre il meraviglioso futile, il glorioso infinitesimale rimane dove è, non è altro che quello che è, vive libero e indipendente. L’inutile e il futile aprono nella nostra vita reale intervalli di umile staticità.”

Il libro dell’inquietudine, Fernando Pessoa

Tutti i diritti sono riservati. Qualsiasi riproduzione, anche parziale, senza autorizzazione scritta è vietata.
Legge 633 del 22 Aprile 1941 e successive modifiche.

I PERCORSI

PERCORSO 1: Borgo XX Giugno, Corso Cavour, via Oberdan.

PERCORSO 2: Via Brunamonti, Via XIV Settembre.

PERCORSO 3: Via Mario Angeloni, Via XX Settembre.

PERCORSO 4: Via Manzoni, Piazza Bellini, Via della Scuola.

PERCORSO 5: Viale San Sisto, Via G. Donizetti.

PERCORSO 6: Via Annibale Vecchi, Via Innamorati, Via Pinturicchio.

PERCORSO 7: Strada Tuderte, Via della Pallotta.

 

Scarica l’applicazione e trova le opere nella città: intgeomod.com/lospaziocheoccupo

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“Lo Spazio che Occupo” è un progetto artistico pubblico, sugli spazi di affissione del Comune di Perugia, che coinvolge undici artisti, fra pittori, scultori, performer e filmmaker, chiamati ad analizzare il tema dello spazio. Le immagini offrono prospettive e punti di vista sulle sue possibili declinazioni: lo spazio che gli artisti occupano nella società e quello che occupano come esseri umani.

Si arriva così a riflettere, più in profondità, sullo spazio dell’arte nella vita e nell’identità di ognuno di noi. Le opere sono il risultato di percorsi del tutto liberi e personali, accomunate soltanto dalla stessa destinazione: quella del manifesto. Svaniscono la pietra e la pellicola, la tela e il palcoscenico. Resta solo il messaggio, l’idea di cui l’immagine è la testimonianza. Una riflessione profonda o leggera, criptica o ironica. Scendendo per le strade, le immagini diventano una forma di documentazione, una prova concreta dell’esistenza dell’arte, capace di raggiungere e far parte della vita e della quotidianità di ciascuno di noi. 

La mostra è organizzata da Indigo Art Gallery & Café e da PerSo – Perugia Social Film Festival, in collaborazione con il Comune di Perugia.

DAL 7 AL 21 OTTOBRE NEGLI SPAZI DI AFFISSIONE PUBBLICA DEL COMUNE DI PERUGIA

Segui Indigo Art Gallery & Café

PRESENTAZIONE DEL CATALOGO DELLA MOSTRA

Sabato 10 Ottobre, ore 17.00 Domus Pauperum, Corso Garibaldi, 86
evento su prenotazione: info@indigoartgallery.org

LE OPERE

Oskar Alegria – El cielo de las cosas

Raíces en el aire; copa en la tierra. El gesto del artista consiste en eso: voltear 180 grados lo establecido, situar bocarriba el horizonte. Un niño comienza así su primera revolución, cuando deja bocabajo una tortuga y la ve patalear en el aire. Quizás ese sea su primera obra. Impedir el tránsito habitual de las cosas. Y observarlas por un tiempo. En la distancia. Da Vinci y Duchamp fueron ese niño. Como lo es también este árbol. Nuestro héroe de madera y cielo que un buen día decidió lanzarse al mar desde la tierra en los acantilados de la costa vasca de Ogella, cerca del bello pueblo de Ea para regalarnos esta estampa de una firme resistencia a los días de naufragio. El árbol que una noche de tormenta abandonó el monte para lanzarse firmemente a la utopía y sumergirse en un mar de sueños imposibles. Y ahí permanece solo, sin el amparo del bosque, en el refugio que le brinda la intemperie, con su soledad, su libertad, con el cielo caído a sus pies y el mar peinándole con suaves caricias cada noche la cabeza.

Radici nell’aria; chioma sulla terra. Il gesto dell’artista consiste in questo: ribaltare di 180 gradi quanto stabilito, collocare l’orizzonte all’insù, naufragare.  Un bambino inizia così la sua prima rivoluzione, quando capovolge una tartaruga e la vede scalciare in aria. Forse questa è la sua prima opera. Impedire l’andamento abituale delle cose. E osservarle per un pò. Da lontano. Da Vinci e Duchamp sono stati quel bambino ribelle. Come lo è anche questo albero. Il nostro eroe di legno che un bel giorno ha deciso di buttarsi nel mare dalle scogliere della costa basca di Ogella, vicino al bel paese di Ea. L’albero che in una notte di tempesta ha abbandonato la montagna per tuffarsi con decisione nell’utopia e immergersi in un mare di sogni impossibili. E lì rimane solo, senza il riparo del bosco, nel rifugio che le offrono le ore libere in solitudine, con il cielo caduto ai suoi piedi e il mare che ogni notte pettina con morbide carezze di schiuma la sua arruffata testa.

Tarik Berber – Gineceo

“Qualsiasi felicità è un capolavoro: il minimo errore la falsa,
la minima esitazione la incrina, la minima grossolanità la deturpa,
la minima insulsaggine la degrada.

Le Memorie di Adriano, Marguerite Yourcenar

Francesco Ciavaglioli – Klon/Valeriana Greca

Il vero giardiniere non è colui che coltiva fiori ma colui che coltiva il suolo. Karel Čapek

Giovanni de Gara – Stay

Fermati
Respira
Stay

Fabio Giorgi Alberti – Verso la suprema congiunzione con la possibilità

In maniera del tutto imprescindibile partecipano vari agenti operanti, nessuno (dico nessuno) dei quali inoperativo, in variabili seppure infinite quantità, e ognuno alla fine dei conti, al momento della narrazione, qualitativamente identico. Tutto ciò (ovviamente) avviene sul vuoto, sotto il vuoto, dentro il vuoto, intorno al vuoto, al di qua e al di là del vuoto. Anzi, vi dirò, sono gli agenti stessi che colmano il vuoto: lo riempiono, o anche lo cancellano. Le azioni vanno alternandosi. È naturale che un’azione non precluda un’altra azione. A dire la verità, tutto avviene simultaneamente e all’improvviso; benché tutto stesse già avvenendo. E per quanto ne so io, detto tra noi, non ci sarà modo di interromperle, queste azioni azionate dagli agenti. Qualcuno dirà agenti provocatori… ma questi agenti provocano qualcosa che in precedenza è stato già provocato da altri agenti qualificabili come agenti provocanti. (provocanti e procaci.) 

E nonostante ciò, ci sono stati dei ruoli precisi, e mi chiedo perché non debbano continuare ad essercene ancora. Precise responsabilità, ecco. O intenzioni; che al netto dei fatti risultano, purtroppo, essere solo dei movimenti, lenti o veloci che siano, ma movimenti.

Alice Gosti – Where is home, birds of passage

When I was 16 one of my best friends gave me the book L’Isola di Arturo by Elsa Morante as a gift. It changed my life. “Quelli come te, che hanno due sangui diversi nelle vene, non trovano mai riposo né contentezza; e mentre sono là, vorrebbero trovarsi qua, e appena tornati qua, subito hanno voglia di scappar via. Tu te ne andrai da un luogo all’altro, come se fuggissi di prigione, o corressi in cerca di qualcuno; ma in realtà inseguirai soltanto le sorti diverse che si mischiano nel tuo sangue, perché il tuo sangue è come un animale doppio, è come un cavallo grifone, come una sirena. E potrai anche trovare qualche compagnia di tuo gusto, fra tanta gente che s’incontra al mondo; però, molto spesso, te ne starai solo. Un sangue-misto di rado si trova contento in compagnia: c’è sempre qualcosa che gli fa ombra, ma in realtà è lui che si fa ombra da se stesso, come il ladro e il tesoro, che si fanno ombra uno con l’altro.” — Elsa Morante

Verso i 16 anni, la mia migliore amica mi regalò il libro Arturo’s Island di Elsa Morante. Questo regalo cambiò la mia vita. “Those like you, who have two different bloods in their veins, never find rest nor contentment; while they are there, they would like to be here, and as soon as they are back here, immediately they have the desire to run away. You will go from one place to another, as if you were escaping from a prison, or as if you were running in search of somebody. But in reality you are simply following the different destinies that are mixed in your blood, because your blood is like a double animal, it’s like a horse griffon, like a mermaid. You will even be able to find some company that you will like, among the many people that you will meet in the world; but, very often, you will be alone. A mixed-blood rarely feels content in company: there is always something that shadows you, but the truth is that you are shadowing yourself, like the thief and the treasure, that shadow each other.” — Elsa Morante

Jessica Ielpo – Trace

Come una mano
Dalla casa oscura
Uscì l’aroma
Intenso
Della legna custodita.
L’aroma era visibile
Come
Se l’albero
Fosse vivo.
Come se ancora palpitasse.
Visibile 
come una veste

 

Da Ode all’odore della legna, Pablo Neruda

Mattia Micheli – Encycloclimber 

s/t
or encycloclimber, 
L’usignolo di Spencer è vivo e vegeto Non è ancora morto di fame 
“Oh Alcofribas!!!! Oooooh!!! Ooooh Alcofribas!” 
Il suo canto ingollato dall’intera nazione di cardiologi
statisti
epidemiologi 
influencer
tritacarne per un giorno. 
Tonnellate di carta risucchiate da microscopici microchip prossimi all’estinzione. 
Ho conosciuto tutta la mia vita in una sola notte d’estate.

Riccardo Palladino – Intrepido

Alla mente che ha ispirato il mio cuore con arditezza d’immaginazione piacque dotarmi le spalle di ali… Così, mi alzo, intrepido a fendere con le mie ali l’immensità dello spazio. 

Est mens, quae vegeto inspiravit pectora sensu, quamque juvit volucres humeris ingignere plumas … Intrepidus spacium immensum sic findere pennis exorior. 

There is a mind, which has inspired our breast with lively perception, and which delights to implant swift wings on our shoulders… Thus, undaunted, I rise up to cleave vast space with my wings. 

De Immenso, Giordano Bruno 

Francesco Petrone – Souvenir da una croce

Giuseppe Sciortino – Le miroir est le vray cul du Diable

“…vivo con intensità soltanto le sensazioni minime, e relative a cose piccolissime. Credo che ciò avvenga a causa del mio amore per la futilità, oppure per la mia scrupolosa attenzione ai dettagli. O piuttosto (non saprei dirlo, non verifico mai questo tipo di cose) ciò dipende dal fatto che le cose minime, non avendo assolutamente nessuna importanza sociale o pratica, hanno, proprio per questa assenza, una totale indipendenza da entità contaminate dalla realtà. Per me le cose minime sanno di irrealtà. L’inutile è bello perché è meno reale dell’utile, che continua e si prolunga; mentre il meraviglioso futile, il glorioso infinitesimale rimane dove è, non è altro che quello che è, vive libero e indipendente. L’inutile e il futile aprono nella nostra vita reale intervalli di umile staticità.”

l libro dell’inquietudine, Fernando Pessoa

Tutti i diritti sono riservati. Qualsiasi riproduzione, anche parziale, senza autorizzazione scritta è vietata. Legge 633 del 22 Aprile 1941 e successive modifiche.

I PERCORSI

PERCORSO 1: Borgo XX Giugno, Corso Cavour, via Oberdan.

PERCORSO 2: Via Brunamonti, Via XIV Settembre.

PERCORSO 3: Via Mario Angeloni, Via XX Settembre.

PERCORSO 4: Via Manzoni, Piazza Bellini, Via della Scuola.

PERCORSO 5: Viale San Sisto, Via G. Donizetti.

PERCORSO 6: Via Annibale Vecchi, Via Innamorati, Via Pinturicchio.

PERCORSO 7: Strada Tuderte, Via della Pallotta.

 

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