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Agalma
Categoria Museo Archeologico

Di Doriana Monaco
Italia, 2020, 54’

Domenica 02 ottobre, Museo Archeologico Nazionale, Piazza Giordano Bruno, 10, ore 17.30

SCHEDA FILM

Titolo originale: Agalma

Regia, soggetto e fotografia: Doriana Monaco

Montaggio del suono e mix: Rosalia Cecere

Suono in presa diretta: Filippo Maria Puglia e Rosalia Cecere

Correzione colore: Simona Infante

Montaggio: Enrica Gatto

Musiche originali: Adriano Tenore

Produzione esecutiva: Lorenzo Cioffi e Armando Andria

Grafica: Andrea Cioffi

Premio al teaser di sviluppo PerSo Lab 2019

distribuito da Parallelo 41  Produzioni

con la collaborazione di Kio Film

con il contributo della Regione Campania – Piano operativo annuale 2020-Distribuzione

selezionato tra i 60 documentari dei Nastri d’Argento 2020

SINOSSI

Napoli. Nell’illusoria immobilità del grande edificio borbonico che ospita il Museo Archeologico Nazionale, un vortice di attività offre nuovo respiro a statue, affreschi, mosaici e reperti di varia natura il film osserva ciò che accade ogni giorno negli ambienti del museo, soffermandosi sulla quotidianità dei lavoratori, alle prese con interventi delicatissimi che necessitano di cure e tempo, e manutenzione costante. Le opere che vivono e vibrano da secoli sono monitorate come corpi viventi. Tutto ciò accade mentre giungono visitatori da ogni parte del mondo, popolano le numerose sale espositive sotto l’occhio apparentemente impassibile delle opere che sono protagoniste e spettatrici a loro volta del grande lavorio umano. Tutto fa emergere il museo come grande organismo produttivo, che rivela la sua natura di cantiere materiale e intellettuale. Agalma (dal greco “statua”, “immagine”) coglie la bellezza del museo non solo nell’evidenza della sua incantevole esposizione dell’arte classica, ma anche nelle relazioni intime e altrimenti invisibili che si realizzano al suo interno: il rapporto segreto e sempre nuovo che nasce tra i visitatori e le meraviglie dell’antichità greco-romana; il respiro appassionato di chi pianifica ogni giorno la vita del museo.

Note della regista

Prima di varcare la soglia del Museo archeologico avevo individuato come centro della mia ricerca la natura frammentaria delle opere classiche e, di conseguenza, del mondo antico. Il film nasceva con l’intento di avvicinarmi il più possibile a quel mondo e a quelle opere, ponendo l’accento sul fatto che si trattasse per lo più di reperti “riemersi in superficie”, quasi mai integri, che nel corso dei secoli hanno subito continue metamorfosi  fisiche e interpretative anche attraverso l’azione del restauro. Il punto di partenza è stato dunque rendere visibili questi frammenti su corpi di statue, ceramiche, affreschi e mosaici. Superfici irregolari, crepe, corrosioni, pezzi mancanti sono diventati segni specifici della narrazione.

Con mia sorpresa quando sono approdata al museo lo scenario era tutt’ altro che immobile, in virtù dei numerosi cambiamenti in corso che mi hanno catapultato in un universo dinamico. Seguire la vita del museo per quasi tre anni mi ha dato l’opportunità di scoprire un universo altrimenti inaccessibile – penso al mondo sommerso dei  depositi – e filmare momenti      memorabili come lo spostamento della scultura dell’Atlante Farnese, il ritorno della statua di Zeus dal Getty Museum o l’allestimento della mostra sulla Magna Grecia nelle sale con i pavimenti costituiti dai mosaici di Pompei. L’archeologia come materia viva, dunque, ecco uno dei temi del film. La necessità era quella di trovare una chiave che sovrapponesse lo sguardo archeologico a quello cinematografico, depurandolo dall’ elemento divulgativo che spesso accompagna i documentari archeologici per affidare il più possibile il racconto a trame visive.

Un’ altra traccia di riferimento è stata un fotogramma del film Viaggio in Italia di Roberto Rossellini in cui la protagonista Katherine, interpretata da Ingrid Bergman, si ritrova al cospetto della scultura colossale dell’Ercole Farnese. La visita di Katherine/Bergman all’ interno del Museo archeologico avviene, per usare le parole di Giuliana Bruno nel suo Atlante delle emozioni, “attraverso un contatto viscerale, quasi fisico,con sculture che arrivano a turbare il suo animo”. A quello sguardo ho affidato il simbolo del percorso di scoperta e iniziazione.

Ed è in qualche modo ciò che vorrei che lo spettatore provasse entrando in relazione con questi oggetti tramite “uno sguardo che si fa contatto”, vederli il più vicino possibile.

Un’ ulteriore stratificazione è conferita dal testo in voice over che attraversa il film, costruito sul racconto in prima persona di alcune opere del museo, letto da Sonia Bergamasco e Fabrizio Gifuni. Nel mondo antico era consuetudine che le statue recassero iscrizioni in prima persona, di modo che fosse l’opera stessa a dire da chi era stata realizzata e per quale ragione. Ho mutuato così il linguaggio archeologico della descrizione dell’ opera rielaborandolo a favore del racconto. Zeus ci parla di un ritrovamento, Atlante di una metamorfosi, Hermes della sua condizione di frammento, le danzatrici del mito che si mette in scena, mentre i Tirannicidi sono spettatori a loro volta delle vicissitudini umane che si agitano nel museo. Agalma è la relazione tra l’opera e chi la osserva e ne è osservato. Lo sguardo della statua diviene luogo di possibilità interpretative, punti di vista e nuove visioni che si riflettono nello sguardo del visitatore a sua volta intercettato dal cineocchio, rievocando il ruolo performativo che la cultura greco-romana riconosceva alle immagini.

Doriana Monaco

Doriana Monaco nasce a Benevento nel 1989. Studia Archeologia e Storia dell ’Arte all’ Università degli studi di Napoli Federico II. Nel 2014 partecipa al film Perez di Edoardo De Angelis come assistente alla regia. Nel 2015 dirige i suoi primi due cortometraggi, Anatomia di un pensiero triste e Laziest girl in town.

Nel 2016 entra a far parte di FILMaP – Atelier del cinema del reale di Ponticelli diretto da Leonardo Di Costanzo, alla fine del quale realizza il documentario Cronopios selezionato al Trieste Film Festival 2017 per il Premio Corso Salani.